ALCUNI CHIARIMENTI |
Il primo chiarimento d'obbligo è che il prelievo ICI è in diretta relazione con i servizi che un Comune deve fornire ai propri cittadini: non si tratta di una voce di bilancio gestibile in maniera indipendente da questa finalità. L'eventuale aumento delle aliquote ICI è indice di cattiva amministrazione locale: la tendenza nazionale è, al contrario, quella di una progressiva riduzione man mano che migliora l'efficienza degli enti locali. È un andamento che si manifesta anche in alcune realtà del Sud come, ad esempio, la Basilicata. La delega a società concessionarie dell'esazione dell'imposta è una delle dimostrazioni di questa realtà: all'inizio costava circa il 30% di quanto incassato mentre oggi siamo intorno al 10%, meno, cioè, di quanto costerebbe se effettuata dai dipendenti del Comune. Un esempio di uso razionale delle risorse consiste nel coinvolgimento della CONSIP S.p.a. (CONcessionaria Servizi Informativi Pubblici, una società di cui è unico azionista il Ministero dell'Economia e delle Finanze) che, oltre a fornire consulenze sull'informatizzazione delle procedure amministrative (interne e ad uso del cittadino) può raccogliere dati sul fabbisogno di beni strumentali di ogni genere da parte degli enti locali, mediandone gli acquisti con le aziende e ottenendo il miglior prezzo. Per quel che riguarda l'ICI in generale va detto che l'ampia autonomia impositiva dei Comuni finisce col sollevare problemi non di poco conto dal punto di vista costituzionale. L'uguaglianza dei cittadini viene messa in discussione, visto che questa imposta non viene amministrata sulla base del reddito ma dell'assoluta discrezionalità dei Comuni. Il cittadino subisce un prelievo differente a seconda della collocazione geografica della sua residenza o della sua età: può capitare, infatti, che un Comune stabilisca un'aliquota agevolata per gli anziani e quindi ci si trovi con il paradosso di un anziano benestante o facoltoso che paga di meno di un giovane a basso reddito o, magari, disoccupato. |
FONTE: Intervista del dott. Vittorio Carlomagno a "Radio A Colori", trasmissione radiofonica curata da Oliviero Beha andata in onda su Radio 1 Rai il 9.1.2003
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